La misurazione dei livelli ematici di D-dimero consente al Medico di sospettare un’attivazione inappropriata del sistema coagulativo ed in particolare costituisce un importante supporto alla diagnosi di gravi condizioni quali:
- Embolia polmonare (EP)
- Trombosi venosa profonda (TVP)
- Coagulazione intravascolare disseminata (CID)
VALORI DI RIFERIMENTO
Il paziente sano presenta valori circolanti inferiori a:
- 500 ng/mL di unità di fibrinogeno equivalenti (FEU)
Valori alti
Premesso che piccole variazioni dagli intervalli di riferimento possono anche essere privi di di significato clinico, valori aumentati di D-dimero sono da considerarsi anormali, ma non sono indicativi di una specifica condizione patologica. Possono infatti risultare associati a:
- embolia polmonare (EP)
- trombosi venosa profonda (TVP)
- coagulazione intravascolare disseminata (CID)
- patologie epatiche
- infiammazione
- stati di ipercoagulabilità
- gravidanza
- interventi chirurgici recenti
- sanguinamenti recenti
- ematomi recenti
- traumi recenti
Il valore del D-dimero di per sé non è quantitativamente correlato alla severità della condizione o alla gravità clinica del paziente.
Valori bassi
Valori di D-dimero inferiori al cut-off del laboratorio di riferimento sono da considerarsi fisiologici.
QUANDO VIENE RICHIESTO L’ESAME
L’esame viene richiesto dal Medico, solitamente in regime di urgenza o emergenza, qualora sospetti gravi condizioni legate alla patologia tromboembolica. Le sue due manifestazioni principali sono l’embolia polmonare e la trombosi venosa profonda.
ESAMI ASSOCIATI
Considerato l’ambito ristretto di patologie associate ad alterazioni del D-dimero, l’esame può essere associato ad altre indagini che complessivamente valutano l’assetto coagulativo del paziente, quali ad esempio:
- tempo di protrombina (PT) e tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT),
- fibrinogeno,
- conta piastrinica